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Lapillo

 

I piedi affogano nella cenere,

 

un oceano di polvere vulcanica

 

avvinghia le caviglie,

 

azzanna i polpacci.

 

 

 

 

 

Inerme mi immergo nella lava,

nuoto negli abissi del magma,

rami rossi infuocati

arpionano la pelle.

 

 

Riemergo a brandelli alla luce

 

e la mia lingua si secca

 

si pietrifica, si frantuma.

 

Diventa lapillo.

 

 

 

Come un proietto precipita

conficcandosi nella terra,

in un bosco di voci,

di lamenti senza senso.

 

 

 

Un fulmine fende l'aria 

frantuma gli alberi in trucioli.

L'edera si avventa sui corpi immobili,

succhiando via le scorie dentro.

 

 

 

Le foglie vibrano

in una sinfonia di soffi e di tuoni

amplificano le deformità della carne,

spezzando le corde arruginite. 

 

 

 

Mi basteranno gli occhi

e le orecchie 

per continuare a camminare

in questa Valle di Inferno?

 

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